Contratto uso foresteria: di che cosa si tratta e quando si applica?

Ci sono molti contratti che riescono a gestire gli affitti, le vendite e i noleggi. Un documento “anomalo”, ma legale, è il contratto ad uso foresteria. Nel primo dopoguerra, durante la ripresa economica, questo contratto di locazione ad uso foresteria era molto usato nelle città. Dove si aveva bisogno di manodopera, si suscitava interesse nei consumatori, proponendo un alloggio.

Praticamente le aziende, le società, gli enti e le industrie, mettevano a disposizione dei “locali” abitativi per i propri dipendenti. Ancora oggi essi sono usatissimi. Solo che hanno subito una variazione. Oggi il contratto ad uso foresteria si usa in virtù di fornire un alloggio ai dipendenti che devono essere vicini al luogo di lavoro. Naturalmente, essendo un contratto “anomalo”, esso dissocia il titolare come fruitore dell’immobile.

Usando il gergo tecnico diventa difficile da capire, ma lo semplifichiamo in modo da “chiarire” i punti cruciali.

Percentuali di applicazioni

Il contratto ad uso foresteria, per la legge, non è ad uso abitativo, ma è comunque domestico. Un paradosso come ce ne sono tante nella legge italiana. Praticamente, esso ha una metratura e un’altezza nel rispetto delle normative domestiche. Solo che, per pagare meno tasse, siccome si tratta di una casa di “appoggio lavorativo”, non è abitativo. Questo permette alle aziende di pagare meno tasse.

Ovviamente, per essere dichiarato tale, ci sono delle richieste e dei controlli da parte degli enti competenti.

Il canone annuale, che viene modificato dall’ISTAT ogni anno. Esso non può superare il 75% dei prezzi dei consumi di una famiglia. Prendiamo ad esempio il 2019. L’indice dei prezzi di consumi delle famiglie, a livello mensile, era di 320 euro. Questo vuol dire che il canone di un contratto ad uso foresteria deve essere del 75% di questa cifra. Facendo due conti, questo affitto, si aggira intorno alle 240 euro.

In caso ci sono delle variazioni nel contratto ad uso foresteria, tra le due parti interessati, allora si farà fede a quest’ultimo. Le aziende che elargiscono questo tipo di alloggio, hanno uno sgravio fiscale del 15% su IMU e TASI. Oltre a questo, ci sono altri incentivi che vengono modificati annualmente.

Mutamento di destinazione d’uso

Nel 2014 c’è stata una modifica nelle abitazioni sottoposte e nate come “foresteria”. Un immobile che è stato costruito con determinate caratteristiche da uso foresteria, non può essere dichiarato immobile abitativo. L’unico modo per avere un mutamento di destinazione d’uso, è quello di modificare la struttura immobiliare.

Solo quando si esegue una ristrutturazione totale, con la connessa agibilità, ecco che si ha il mutamento di destinazione d’uso. Inoltre, molti stabilimenti alberghieri, ormai in disuso, non possono poi essere dichiarare ad uso in foresteria. Il motivo è anche che sarebbe impossibile, allo stato attuale, effettuare dei controlli per l’uso.

Quando dura il contratto ad uso foresteria

Esistono due varianti per questo tipo di alloggio.

In caso esso viene dato ad un dipendente, il contratto di locazione durerà per tutto il periodo lavorativo con la suddetta azienda. Ci saranno poi 15 giorni, dopo il termine del contratto di lavoro, per liberare l’alloggio.

Mentre, se esso viene dato ad un imprenditore, non sono previsti dei limiti di durata del contratto. Ci sono poi le scritture tra le parti interessate che variano. I contratti di locazione ad uso foresteria possono essere tranquillamente modificati in base a diverse necessità.

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